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Consorzio Agrario di Ravenna Filiale di CASTELMAGGIORE (BO)

Il 24 giugno 1899, seguendo il vento del profondo rinnovamento in atto all’interno del capitalismo agrario italiano – che ebbe un’accelerazione fondamentale con la fondazione, avvenuta nel 1892, della Federazione italiana dei consorzi agrari – anche a Ravenna si costituì il Consorzio agrario cooperativo. Non era neppure un caso che padrini del nuovo istituto fossero alcuni dei più bei nomi della società ravennate. Quel giorno di primavera di fine secolo, si riunirono infatti, alla presenza dei notai Romanini e Rasi, personalità di spicco del panorama cittadino: tra gli altri, i conti Pasolino Pasolini e Carlo Rasponi, Pio e Terzo Stanghellini, Romolo Conti, Claudio Rasi e Giuseppe Erani. Lo scopo della nuova società cooperativa venne chiaramente esplicitato nell’atto costituivo: “la compra e vendita per conto dei consorziati di materie utili all’agricoltura.ali gocciolanti

La nascita della Federazione italiana dei consorzi agrari aveva, del resto, teso al soddisfacimento di bisogni molto sentiti all’interno dei settori più dinamici del capitalismo agrario: anzitutto si trattava di sottrarre gli agricoltori alla speculazione di produttori e commercianti di concimi, antiparassitari e macchine agricole; inoltre, la sua presenza prometteva agli agricoltori un fondamentale servizio di credito d’esercizio che permettesse loro di acquistare – attraverso il Consorzio – gli strumenti (concimi e macchine) necessari al lavoro dei campi. Quanto fosse importante l’utilizzazione delle più moderne tecniche di concimazione chimica – soprattutto in un territorio, come quello ravennate, di recente bonifica e, conseguente, accentuata sterilità – è dimostrato dalla prevalenza accordata, fin dai primi anni, agli acquisti e alla vendita di fertilizzanti chimici: se il primo esercizio registrò una vendita per 30.753 quintali di sostanze chimiche (per un valore di quasi 277.000 lire), dopo appena cinque anni questi erano triplicati a quasi 90.000 quintali (oltre 700.000 lire di valore).

 

Fu grazie all’opera instancabile del Consorzio, coadiuvato dall’azione educativa della Cattedra ambulante di agricoltura, che la provincia di Ravenna assurse a quel primato agricolo che la contraddistinguerà per anni. Nel 1926, l’amministrazione del Consorzio ravennate poteva, con buona ragione, felicitarsi con se stessa per i risultati dell’agricoltura provinciale che “è alla testa di tutte le provincie d’Italia nel consumo dei concimi chimici fosfatici”.realizzazione più ambiziosa e indicatrice delle aspirazioni, in primo luogo antimonopolistiche, che guidavano l’azione del Consorzio fu infine la costruzione di una grande fabbrica di concimi perfosfatici. Al termine della prima guerra mondiale la Fabbrica Interconsorziale Romagnola (parteciparono all’impresa, oltre al Consorzio ravennate, anche quelli di Bologna, Ferrara, Forlì e la stessa Federazione) iniziò, affacciata sul Candiano, la produzione in proprio.

ali gocciolanti
 
mosaico consorzio agrario